Preghiere a S. Agata.

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S. Agata nelle parole del Card. Dusmet 


Voi siete nepoti non degeneri di Agata, la quale, guarnita collo scudo della Provvidenza, umiliò, conquise i fieri suoi tiranni; di Agata la quale, a prezzo del proprio sangue, rizzò nelle ridenti nostre contrade gli altari del vero Dio; di Agata, la quale sottrasse la Patria dalla oppressione pagana e conseguì successi, che agli occhi della gente del mondo era follia sperare.
Via sù, pertanto, continuate a mostrarvi degni di S. Agata, propugnatrice in Catania dei diritti imperscrittibili della coscienza, e non smentite voi stessi, restate fermi al vostro posto. A tal uopo sappiate profittare sempre più dell'efficace lezione che vi porge questa Fornace, santificata dal martirio di Lei e presso la quale venite periodicamente a sedere; sappiate informarvi allo spirito onde Agata benedetta sentivasi animata quando vi fu spinta dentro. Questa Fornace grida senza posa mai a chi vuole intenderlo: purità ad ogni costo, perseveranza a tutta prova nella fede. (Discorso nel I mercoledì di S. Agata 1873) Raccomandatevi a S. Agata, ella soddisferà il vostro desiderio. Tenetela cara e siate sempre devoti di lei.

        Sanguinava ancora la dolorosa ferita cagionataci dalla dispersione dei nostri dilettissimi confratelli, coi quali ci era stata buona cosa e gioconda vivere per oltre otto anni nell'unità della pace; già ci apprestavamo a riparare sotto un tetto ospitale, offertoci dalla nobile carità di un ecclesiastico a voi ben noto, quando ci pervenne la chiamata del Supremo Gerarca che ci destinava a reggere codesta Chiesa.
        Provammo, il confessiamo, provammo nell'animo un istante di esitazione e di sconforto. In quell'istante sentivamo soltanto il pochissimo che siamo, la gravità dell'ufficio, la malagevolezza dei tempi, la risponsabilità che ci addossavamo davanti a Dio e agli uomini.
        Tutto questo sentimmo e trepidammo. Ma vedemmo d'altra parte che col ricusarci in sì difficile congiuntura, saremmo stati colpevoli di aver rimosso dalle nostre labbra il calice di amarezza, lasciando il Padre dei fedeli a trangugiarlo egli solo; e comprendemmo tutta la viltà del rifiuto.
        Pertanto movemmo dalla cella incerti tra il sì e il no che tenzonavaci nella mente riserbandoci d'ispirarci e risolvere nella terra dei santi, nel suolo bagnato dal sangue del Principe degli Apostoli.
        Vi giungemmo, ed ecco caderci sottocchi decisivamente opportune le seguenti parole profferite dal Sovrano Pontefice: "E' cosa tutt'altra che grata il destinare Vescovo a queste Sedi, specialmente in tanta distretta delle pubbliche cose. Ma che perciò? Dunque ci lasceremo svolgere dal nostro dovere? Dio ce ne liberi! Vadano gli agricoltori alla vigna piantata da Dio, vadano a coltivarla in nome di Gesù Cristo". Non appena lette queste righe ponemmo giù le dubbiezze; accettammo Noi stessi con tutte le nostre miserie; la strada ingombra di triboli e spine spianarcisi sotto i piedi; nella vastità stessa impostaci dalla novella carica attingemmo tanto che bastasse a rialzare il nostro coraggio. E quando la benedizione di quest'Uomo venerabile ci scendeva sul capo, quando Egli con angelico sorriso approvava la prontezza della nostra adesione, e confortataci a sperare; oh in quel punto avemmo quasi a subire una trasformazione; ci si rivelò quel che erasi abbuiato nella nostra mente, cioè il Signore spesso eleggere i dappoco a compiere le grandi imprese, perché più spiccata apparisse l'onnipotenza sua; sicché ringraziammo di gran cuore Dio benedetto di non esserci rifiutati, e ci affrettammo a compiere il sacro rito dell'inaugurazione. Da quel dì unico nostro pernsiero fu di volgerci a voi.
        Prostrati a tal fine sulla tomba di Pietro abbiam pregato ardentemente il Signore, di voler suggerirci una parola improntata di attualità, una parola non dotta ma cordiale, adattata alle condizioni nostre e della Arcidiocesi amatissima, una parola che accennasse al nostro Clero senza misteri e senza veli le norme da seguire, e rassicurasse il nostro popolo che in cima ai nostri affetti sta esso solo. Questa parola Noi ve la trasmettiamo nel nome santo di Dio: deh ricevetela!
        La nostra bandiera, che siam sicuri sarà quella di voi, rispettabili sacerdoti, è la concordia. E' dessa la prima delle tre cose che sono approvate da Dio e dagli uomini.In tribus placitum est spiritui meo, quae sunt probata coram Deo et hominibus, concordia fratrum.
        
Salutatela, fratelli miei dilettissimi, questa bandiera, salutatela con l'entusiasmo dei veri credenti. Nella concordia è la verità, nella concordia è la forza, nella concordia è la felicità. Nello scudo messo in fronte alla presente nostra lettera volemmo innestare le armi dell'Ordine di S. Benedetto anche a questo scopo, che il motto ond'é fregiato lo stemma glorioso della non mai dimenticata Congregazione Cassinese servisse a ricordarvi, che senza pace non v'ha bene possibile.
        In quanto a Noi, credetecelo venerabili fratelli, nella piena cognizione del nostro nulla, ringraziamo pure la Provvidenza d'averci accordato un petto così largo da contenere voi tutti. In questo petto eccezion di persone non è, né sarà mai. In questo petto non solo i figli, i fratelli, i perseguitati, gli amici, bensì i nemici, i detrattori, i malevoli (se per avventura ve ne fossero) avranno sempre un posto.
        Ed ove per debolezza d'intelligenza in taluno dei nostri giudizi ci accadesse di errare o travedere, non temeremo d'accogliere con paterna premura i giusti reclami, e conosciuta la verità di risarcire senza indugio. Farem sì che il comando non divenga giammai una oppressione, né l'ubbidienza giammai una servitù. Ritrattare i propri errori non reputiamo vergogna; abnegare se stesso, rivenire sui propri passi è vero coraggio.
        Sì, dilettissimi, Noi e voi, abbiamo qualcosa da perdonare e da essere perdonata. Immoliamo appiè del Crocifisso ogni interesse personale, ogni risentimento, ogni torto. Stendiamoci la mano, gettiamoci l'un l'altro le braccia al collo, giuriamoci amicizia da non finire che colla morte. E' questa la prima grazia che vi chiede il vostro novello pastore: chi vorrebbe negargliela? Siam Noi i primi che ve ne diamo l'esempio, che ci prostriamo ai piedi di ciascuno, ed a ciascuno chiediamo persono per parte di coloro che avessero potuto recargli oltraggio.
        Ah brilli pure la Chiesa di Catania quale ai tempi di Berillo e di Leone, brilli come stella in notte serena! Niuna nube passi più su di essa a soffiarvi vento men puro che turbi le vicendevoli relazioni, raffreddi gli animi, importi la reciproca diffidenza.
        Facciasi di contribuire coll'esempio dell'unione fra noi alla concordia delle famiglie di codesta bellissima fra le città. Bando alle ire, ai rancori, alle gare; pace, pace, pace!
        Persuadetevene, fratelli. A conciliarvi la pubblica stima, a menar vita meno travagliata altro mezzo non v'ha, che star contenti alle dolcezze del vostro stato senza cercarne altrove, senza spandervi al di fuori, tenendovi strettamente uniti fra voi. L'atmosfera della politica, delle assemblee, dei partiti, delle dissenzioni non è respirabile dal ceto ecclesiastico. Farsi tirare a rimorchio dai capricci delle opinioni e dalla versatilità delle umane teoriche non si addice ad uomini collocati faccia a faccia all'eternità.
        Elevarsi al di sopra dei terreni avvenimenti, dissetarsi alla sorgente delle divine grazie, collocarsi nel centro della luce, tale è il compito del Sacerdozio. Se il Sacerdote confonderà alla solenne tranquillità del cielo lo strepito assordante della terra, se scenderà a turbinarsi nell'arena delle lotte, se seguirà il vessillo dei figli del secolo, se parteciperà il programma e le passioni della piazza, gli applaudiranno oggi per vortargli ahimé! le spalle dimani, e dopo aver perduto Dio la sola mercede che egli abbia ad aspettarsi sarà senza meno il disprezzo e le beffe.
        Lontani dunque, lontani dal secolo che oggi più di mai pur troppo va di traverso. Lontani abbiam detto, non separati, non intrattabili, non sordi e ciechi sulle necessità di questi stessi figli del secolo agitati ed agitatori ad un tempo. No, miei fratelli, mille volte no: in un'epoca d'indifferenza religiosa e sociale è mestieri si rinnovino alla giornata i prodigi di carità cristiana segnata ad ogni pagina degli annali della Chiesa Cattolica.
        Spesse volte questi poveri illusi avran bisogno di voi; per loro e per quanti vi avranno fatto e vi faranno male i vostri aiuti, le vostre sostanze, il vostro affetto, tutti voi! Breve: complici e legati con loro no, mai! Pronti a far loro bene sì, sempre!
        Esortandovi a non barattare il vostro sacro carattere con quello di politici, di mestatori e simili, Noi non intendiamo inibirvi di conservare con le autorità governative i rapporti necessari; invece è nostro desiderio che essi sien mantenuti lealmente ed onoratamente. Non sia di voi il creare imbarazzi ed ostacoli al buono andamento della cosa pubblica. Stranieri alla riprovata teoria che il fine giustifica i mezzi vogliate pure alle occorrenze stimmatizzare e respingere qualunque sforzo, qualunque massima, che sotto specie di miglier bene porti seco il tubramento dell'ordine. Ricordatevi di esser discepoli di Colui che clandestinamente nulla operò, nulla disse; le tenebre mal convengono ai figli della luce. Che se i diritti e le leggi di Santa Chiesa, cui giuraste ubbidire, esigessero difesa, fatela senza paure codarde, senza esorbitanze, senza sconfinare dal buono, dal giusto, dal retto, dall'onesto, fatela con riverente semplicità, per convincimento, con tale urbanità, con tale bel garbo da sforzare i vostri avversari a rispettarvi, staremmo per dirvi ad amarvi.
        Permetteteci al proposito una non inutile reminiscenza. Non è per trattenervi di Noi che la evochiamo, ma sì per confortare di un esempio ancor fresco il nostro assunto. Più d'una fiata in questi tempi fortunosi ci fu forza contraddire, e protestare, e negarci ad esigenze ripugnanti alle leggi della Chiesa. Ebbene, adempiemmo a tal dovere senza ambragi, con la dignità del carattere sacerdotale e coll'umiltà della cocolla, fermi sul terreno dei principi. Che ne avvenne? Gli oppositori furon ragionevoli e sinceri, e Noi cogliamo la presente occasione per porger loro i nostri ringraziamenti; essi compresero che camminar d'accordo su quel terreno non ci era in nessuna guisa possibile, e che altrimenti comportandoci saremmo stati vigliacchi e spergiuri. La nostra coscienza restò quieta, i diritti della Chiesa restarono saldi, e i riguardi di quei signori non ci venner meno, si accrebbero.
        Ritenetelo, fratelli, è il vostro Arcivescovo che ne assicura; la franchezza e il coraggio delle proprie opnioni non richiedono, rigettano anzi il rancore, l'odio, la gofferia e l'opposizione per interesse e per sistema. Difendete la Chiesa, il nostro santo Pontefice, i nostri altari, in nostri dommi, i nostri santi, le nostre pie credenze, ma sine ira et studio, ma senza offendere, ma separando la persona dalle non diritte opinioni, ma perdonando, ma esortando, ma pregando, colla croce in mano, col cuore nell'altra. Ritenetelo, ripetiamo. Il passato risponde dell'avvenire; con questa condotta procederete sicuri.
        Tali sono i punti che importava anzitutto segnalare alla vostra attenzione. Dei rimanenti e molteplici obblighi dei ministri del santuario, dei mezzi di attuare per sollevarci all'altezza della nostra missione, dei lavori da imprendere nella vigna del Signore non è il tempo di discorrere. Ce ne occuperemo tornati tra voi, e mano mano che l'uopo ne venga.
        Molto, Noi lo sappiamo, molto è da farsi; gravissimi ostacoli potremo forse incontrare per via; potrà esservi per avventura chi vorrà lottare e resistere contro ogni tentativo di miglioramento, pago abbastanza se non di guadagnare la vittoria di prolungare il combattimento; potrà esservi tra i buoni più d'uno corrivo al biasimo, che non facendo ragione ai tempi, ai luoghi, alle opportunità, pretenderà che s'irrompa con violenza contro gli erranti, e però condannerà la pacata e longanime aspettazione; ma tutto questo non ci disanima. Se tal caso avvenisse, affronteremmo la situazione con tutto il treno delle difficoltà che la rendono malagevole. Basterà a Noi il pensiero che Dio ci ha chiamati; al resto non penseremo. La popolarità Noi l'amiamo come veicolo a ben fare, ma più della popolarità amiamo il trionfo del vero, lo zelo della disciplina, il testimonio della buona coscienza. Con siffatta idea impressa nel nostro spirito, anche fra le più forti e deplorabili contradizioni ci troveremo sempre bene. In quell'ora di prova speriamo di non lasciarci abbattere dall'arguzia degli epigrammi, dalla sferza ella satira, dalla oppressione ancora della calunnia; in quell'ora sapete voi che cosa faremo? Prenderemo questa povera anima nostra amareggiata e contrita dalle opposizioni, andremo ad immergerla nei sacri cuori di Gesù e di Maria, e riponendo in loro tutta la nostra confidenza no non ci mancherà il successo.
        Ma dove ci siam lasciati trascorrere? La pienezza della nostra fiducia nel Signore trascinataci ad una ipotesi la più desolante, quella di una resistenza da parte vostra ai nostri avvertimenti. No, havvi in voi, il sappiamo per esperienza, havvi tanta pietà, tanta fede da riaccendere il fuoco sacro che qualche maceria e un pò di poltiglia han coperto. Voi possedete tanto buon senso, tanta luce d'intelletto, tanta bontà di animo da non dilungarvi una sola linea dagli avvisi e dalle intenzioni del vostro pastore.
        Fiduciosi per conseguenza che voi da primo all'ultimo risponderete alle nostre speranze, non abbiamo che a soggiungervi con un illustre Pontefice: Nunc igitur illa consolatio nos una sustentat, quod vos socios nobis et adjutores Deus dederit, ac suo ipsius spiritu abunde repleverit, ut nos jam Dei ope primum virtuteque confisi, singulari deinde quo flagratis vestri muneris obeundi studio, vestraque freti sapientia, plurimum de nostra sollicitudine ademptum esse arbitremur.
        Esternati i nostri sentimenti al clero nobilissimo di codesta Archidiocesi, passiamo ad intertenerci col buon popolo di essa. Distinguiamo due ordini. Alle classi elevate del nostro gregge, alla classe soprattutto che discute, e scrive, e cammina sempre e non arriva mai a quel meglio dietro cui s'infiamma e si precipita a capofitto, ffacciamo un solo invito. Venite ad me omnes. Le sale del nostro Episcopio sono aperte per voi. Là, se vi piaccia, converseremo insieme. Vi favelleremo apertamente come amico che favella ad amico. O i nostri argomenti non toccheranno il cuor vostro, e benediremo insieme al nome santo di Dio; o vi ostinerete nei vostri sbagli, ed allora da gentiluomini quali siete lascerete al vostro Arcivescovo la piena libertà di difendere e sostenere a visiera alzata i principi ch'Ei rappresenta, e le verità del vangelo sempre antiche e sempre nuove, senza che gli si applichi ad ogni piè sospinto l'intenzione di reagire alla macchia, di subornare la plebe, di dispettare le leggi.
        L'altra classe del popolo più numerosa che non discute, non scrive, non comprende le teorie del giorno, ma domanda pane e fede, oh si affidi pure tutta intiera al nostro amore di padre. Sin quando avremo un panettello, Noi lo divideremo col povero. La nostra porta per ogni misero che soffra sarà sempre aperta. L'orario che ordineremo affiggersi all'ingresso dell'Episcopio sarà che gl'indigenti a preferenza entrino in tutte l'ore. Un soccorso, ed ove i mezzi ci manchino, un conforto, una parola di affetto l'avranno tutti e sempre.
        Ma la fede...ah! Il nostro buon popolo vuol conservata la fede, e incombe a Noi che la gli si conservi. A quest'oggetto e a nessun altro Dio ci ha disposti sentinella avanzata sugli spaldi d'Israello. Inculcheremo quindi senza posa mai che, rendendosi a Cesare quel ch'è di Cesare, si renda intieramente a Dio quel ch'è di Dio. Non tollereremo per un istante solo una Religione aulica, officiale, rotiniera, la quale soffochi sul labbro la verità, inceppi ogni movimento, e infeudi a profitto dello Stato la giurisidzione ecclesiastica. Manterremo sempre stretti i nodi tra i figli e la Madre, tra le Chiese particolari e la Chiesa Romana. Dipenderemo dal menomo cenno del Successore di Pietro; a Lui come a centro e Maestro avrem ricorso nelle dubbiezze e nei problemi difficili a risolvere. E più per vie oblique si studierà il secolo di scuotere ogni soggezione verso il Capo della Chiesa e rompere l'armonia dell'insieme, più si moltiplicherà il numero degli sleali e degli stolti che dipingono la Santa Sede quale usurpatrice perseverante ed instancabile dei diritti altrui; più Noi ci adopereremo con tutti i nervi, perché codesta parte di Sicilia affidata alle nostre cure sia nel Domma, nella Morale, nella Disciplina, nel Giusto, in tutto e per tutto anima, mente e cuore cottolica apostolica romana. E lo sarà! Perocchè la verità del Signore non andrà via da codeste contrade consacrate dal sangue di S. Agata.
        Intorno ad essa verità mi approprio i concetti d'un Vescovo di Francia, tutto forse cambierà, tutto si trasfrormerà, tutto verrà meno; le più solide fortune, i sistemi più accreditati tutto passerà, tutto andrà a frangersi, ed essa starà. Veritas Domini manet in aeternum. Alle vicissitudini delle teorie, al rigore omicida del tempo essa resisterà. Essa coprirà sempre con una delle sue ali la culla catanese, coll'altra ne proteggerà la tomba.
        Venerabili fratelli e figli dilettissimi in Gesà Cristo dati a Noi dal Signore in partem et haereditatem, affrettando coi nostri desideri l'ora felice che ci riunisca a voi, concedeteci di stringervi in ispirito tutti al seno, e di mandarvi sentitamente un saluto.
        Un saluto a' membri distinti del Capitolo Arcivescovile, i quali ci onoriamo appellare coadiutori carissimi, ed in cui siam certi di trovare una partecipazione affettuosa alle nostre fatiche, un sollievo al formidabile peso che ci gravita sulle spalle.
        Un saluto ai membri insigni del Capitolo della Collegiata Chiesa di S. Maria della Limosina, ed agli altri Capitoli della Nostra Archidiocesi per molti titoli commendevoli.
        Un saluto ai preposti alla cura delle anime ed ai singoli sacerdoti augurandoci trovarli quali furon sempre disinteressanti ed integri.
        Un saluto ed una lagrima a quei poveri religiosi che strappati all'amplesso di Rachele, alle delizie della vita monastica vivono nella massima parte tuttora raminghi, e mangiano il pane del dolore. Ai medesimi manifesteremo sempre mai quel rispetto e quella premura, che ogni anima bennata non potrà non sentire.
        Un saluto ed una lagrima a quelle Vergini desolate che nel silenzio della loro solitudine piangono, pregano e sperano la conservazione di quel ricetto dove coll'aiuto di Dio ricoverarono a vivere e morire nel bacio dello Spirito santo.
        Un saluto a' cari giovani addetti alla carriera ecclesiastica, a questa bella speranza del nostro avvenire, i quali guarderemo e custodiremo come la pupilla dell'occhio.
        Un saluto a tutte le classi, nobiltà, borghesia, e popolo di codesta illustre città, verso i quali abbiamo debito incancellabile di gratitudine per le tante dimostrazioni d'affetto prodigateci sono circa cinque mesi. In quei giorni di dolore ineffabile fu gran sollievo alla traboccante ambascia il vedere in ciascun catanese un amico, un fratello. In quei giorni salutammo Catania nostra seconda patria, ed oggi ci gode l'animo poter soggiungere che essa lo sarà per sempre.
        Che Dio la difenda e la prosperi nei suoi interessi, nei suoi incrementi, nei suoi consorzi, nelle sue scientifiche e letterarie celebrità, e più d'ogni altro nella sua Religione!
        Noi riponiamo col Santo Padre dei fedeli tutta la Nostra fiducia nel sangue prezioso di Gesù Cristo e nel patrocinio della Madre di Dio la quale potrà darci potentissimo aiuto. Sede della sapienza Essa riempirà il pastore del lume dell'intelletto; rifugio dei peccatori ridurrà molti facilmente dalla via dell'errore; consolatrice degli afflitti addolcirà le sciagure di tanti; aiuto dei cristiani ci concilierà l'ossequio e la riverenza figliale di molti.
        Perché poi su' bisogni speciali della Nostra Archidiocesi ci sia sempre pronto il patrocinio dei santi, all'inclita vostra Concittadina, gloria precipua della Chiesa, delizia dei vostri cuori, vostro gaudio, vostra speranza, vostra tutela, vostro conforto, ed alla quale anche noi ci votammo da più tempo, aggiungeremo lo Sposo potentissimo di Maria, ed un terzo che non preteriremmo senza colpa, il nostro gran Patriarca.
        Con questa triplice difesa, con S. Agata con S. Giuseppe e con S. Benedetto Noi e voi non temeremo incursione di sorta, riposeremo tranquilli.
        Non sapremmo metter fine alla presente lettera senza darvi un annunzio che a figli affettuosi della Santa Chiesa cattolica che non puà a meno di riuscire sopra ogni altro gradito. Il Santo Padre, che Dio conservi lunghi anni, ci ha parlato di voi con effusione di cuore. Che i vostri buoni diocesani, Egli ci ha detto, preghino caldamente per la Chiesa e per Noi!
        Ai desideri di tanto Padre con che ardore e compiacenza non dovrete voi rispondere? E Noi siamo ben lieti che il primo atto di nostra giurisdizione su codesta Archidiocesi sia di disporre, come disponiamo, la Colletta pro Papa nella Messa da mantenersi sino a diversa disposizione.
        Fratelli e figli dilettissimi, Dio vi guarda, la Chiesa attende molto da voi. Noi sollecitiamo indistintamente da tutti quella cooperazione che promuove le imprese, e quella forza che le sostiene. Pregate, deh! pregate con efficacia il soccorso della grazia celeste sul nuovo vostro pastore. Un vescovo non potrà essere buono o cattivo senza che alcuna conseguenza non ne derivi al suo popolo; sicché, voi il vedete bene, implorando per Noi i potenti e salutari soccorsi del cielo, voi non farete che implorarli per voi stessi. Le benedizioni che il Signore mediante i vostri voti spenderà sul nostro capo saranno le vostre.
        Un giorno, presto o tardi lo sa Dio, voi verrete a circondare il nostro letto di morte. Qual non sarà la pienezza della nostra gioia, se in quel dì, ci sarà dato licenziarci da voi, lieti di lasciarvi nel regno della pace, della carità, della fede, dove molti sono uno, dove ogni cosa si possiede in comune, anime, pensieri, combattimenti, palme e Dio!
        Oh allora si rianimeranno le membra intorpidite del vostro pastore, le pupille offuscate si rischiareranno, tornerà sulle pallide guance il color della vita, gli affetti più teneri riprenderanno l'impero sul suo cuore commosso. Con parole smozzicate, interrotte da singulti, egli vi ringrazierà dal fondo dell'anima, perché dopo il soccorso dall'alto avrà dovuto alla vostra docilità al vostro zelo quel bene che sarà fatto, e con la fronte serena si staccherà da voi lieto di poter dire: Muoio contento; i miei figli non formano che un cuor solo ed un'anima sola nell'unità della fede.
        Possa Dio non guardando ai nostri peccati accogliere questo ardentissimo e sincerissimo voto, e dopo avervi donata questa concordia di voleri, questa carità senza limiti, questa fede incrollabile, custodirvele gelosamente! Voglia Egli concedervi a tal uopo la più larga e copiosa benedizione, della quale sia pur caparra questa che Noi oggi perduti nella polvere di tutto cuore v'impartiamo in nome della Santissima Trinità. Benedictio Dei omnipotentis Patris et Filii et Spiritus Sancti descendat super vos et maneat sempre.

Dato in Roma fuori la porta Ostiense a' dì 14 Marzo 1867

                                                                                                                                                                                                                                     + Giuseppe B.o Dusmet, Cassinese

Preghiere a Sant'Agata



Orazione

O gloriosa vergine e martire sant’Agata tu che sin dalla prima età consacrasti a Dio la mente e il cuore, tu che imitasti l’Agnello immacolato nell’esimia purezza della vita, nell’esercizio delle più eroiche virtù nella lotta gloriosa del martirio, prega per noi, ottienici di rassomigliarti: che la fede divina illumini la nostra mente e muova le nostre azioni; che siamo e ci mostriamo dappertutto cristiani, senza rispetto umano; che otteniamo per i tuoi meriti il trionfo sulle nostre passioni e sugli assalti di satana; che accesi come te di ardente zelo possiamo essere fatti degni di esercitare un santo apostolato a pro degli altri; che raggiungiamo il fine per cui il buon Dio ci creò e ci redense, la beata corona del paradiso. Amen.

Coroncina a Sant'Agata [recitabile anche durante la processione]

Si può usare una comune corona del rosario

Sui grani Grossi (quelli del Padre Nostro) dire :


  • Eterno Padre, io ti offro la verginità, passione, morte e glorificazione della tua dilettissima figlia e patrona nostra Sant'Agata
  • In Espiazione dei peccati nostri, della nostra città [dire nome della città] e del mondo intero.
Sui grani piccoli (quelli della Ave Maria) dire :

  • Per il suo doloroso martirio
  • Abbi Misericordia di noi, della nostra città, e del mondo intero (10 volte)
Alla fine della coroncina dire 
  • Eroina del Ciel, Agata Bella,
  • Deh Guidaci a Gesù, propizia stella !



  Inno a Sant'Agata

Inneggiamo alla, martire invitta
Rifulgente di luce divina
Inneggiamo alla grande Eroina
Presso l'ara cosparsa di fior
Anelante di palpiti sacri
Si diffonda la gioia nel cielo
Ed all'ombra del mistico velo
Sorga l'inno festoso dei cuor.

Rit. Tu che splendi in Paradiso
Coronata di vittoria
o Sant'Agata la gloria
Per noi prega di lassù.


Esultante nei duri tormenti
Luminosa nel carcere oscuro
Ella affronta con animo puro
Le minacce d'un uomo crudel.
Non ascolta le vane lusinghe
Le promesse d'un sogno radioso
Vince il fuoco e del cielo armonioso
L'innamora l'eterno splendor.
Rit.

Per i secoli vola il suo nome
E risuona pei monti e sul mare
Circonfuso di sole l'altare
Il Suo Corpo conserva fedel.
Sul leviam cittadini l'evviva
Al valor centenario, possente
Di colei che pregava morente
Il Signor della vita immortal.
Rit
LA "CORONCINA"


Verginella graziosa, di Gesù celeste sposa che in difesa della fede ti mettesti sotto il piede le minacce e il vano onore dell’iniquo e rio pretore. Fa’ che in noi conviva insieme vera fede, amore e speme.

Rit.: O eroina del cielo, Agata bella,splendi al mio morir propizia stella.

II A convivere costretta nella casa maledetta, sempre di animo costante e a Gesù fedele amante, custodisti con fortezza la tua angelica purezza. Deh, ci ottiene dal Signore la beltà del tuo candore.
Rit.
III Del divino ardor ripiena, ripigliasti nuova Iena in udir bestemmie ardite dal tiranno proferite onde tempio già deriso ti percosse ancor sul viso. Fa’ che noi soffriam disprezzi per goder gli eterni vezzi.
Rit.
IV Sei l’esempio di costanza del tuo amante a somiglianza: nell’eculeo ligata, fosti tutta straziata sin dal sen ti fùr strappate le mammelle tue sacrate. Fa’ che abbiamo noi fortezza nel soffrir ogni amarezza.
Rit.
V Per guarirti il casto petto scese Pier del ciel eletto con celeste medicina, ma tu amazzone eroina rifiutasti il grato unguento per aver maggior tormento. Fa’ che noi di questo mondo non alletti il senso immondo.
Rit.
VI Posta sopra ardente brace, non fu teco il fuoco audace anzi il cielo, assai sdegnato, per sì barbaro attentato, scoppiò i fulmini più fieri contro l’empio e i consiglieri. Fa’ che odiamo noi gli errori per schivar gli eterni ardori.
Rit.
VII Ritornata alla prigione, quale intrepido campione, vincitrice trionfante, là nel mezzo già spirante, desti a Dio tuo corpo e vita, vera vittima gradita. Fa’ che tocchi a noi la sorte di ottener la stessa morte.
Rit.
oh Dio, vieni a salvarmi, signore, vieni presto in mio aiuto.

Gloria al padre al figlio e dello spirito Santo, com'era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. amen

Castissima vergine Sant'Agata, che sin dall'infanzia consacrarsi a Gesù le primizie del tuo cuore e custodisti Immacolata alla tua anima dalle seduzioni del paganesimo, ottieni a noi, e specialmente alla nostra gioventù, la forza di resistere alle insidie del peccato, mantenendo gelosamente, dietro il tuo esempio, la cristiana purezza dei nostri costumi. Gloria al padre al figlio e dello spirito Santo, com'era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen O eroina del cielo,Agata Bella, Deh! Splende il mio morir, propizia stella!

O martiri invitta, che col sangue del tuo sacrificio consacrarsi a Dio questa terra Che si gloria del tuo nome, ottienici la grazia di rimanere forti nella fede di Cristo e di praticarne gli insegnamenti, nella santità della vita e nella costanza dell'amore cristiano verso i fratelli. Gloria al padre al figlio e dello spirito Santo, com'era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen O eroina del cielo,Agata Bella, Deh! Splende il mio morir, propizia stella!

O celeste protettrice della nostra patria, che nelle ore più trepide della sua storia ha ritrovato in te la difesa dai pericoli e la speranza dei favori divini, Stendi incessantemente sulla nostra città, (che è anche la tua), e sul popolo, (Che ti appartiene), L'ala materna del tuo amore, affinché possiamo sempre benedire per te il signore, mirabile nello splendore della tua vita e nella gloria del tuo martirio. Gloria al padre al figlio e dello spirito Santo, com'era nel principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen O eroina del cielo,Agata Bella, Deh! Splende il mio morir, propizia stella!

Preghiera

Oh gloriosa vergine martire Sant'Agata, tu che, sin dalla prima età, consacrarsi a Dio la mente e il cuore; tu che Imitasti Gesù, l'agnello immacolato, nella purezza della vita, nell'esercizio delle più eroiche virtù, nella lotta gloriosa del martirio, intercedi per noi ed ottienici di rassomigliarti. La fede in Dio sia così profonda da illuminare la nostra mente e dirigere bene tutta la nostra vita. Donaci il coraggio di testimoniare sempre il nostro cristianesimo con coerenza senza paura. accendi in noi un santo zelo ed una sincera carità, Per esser apostoli del Signore in mezzo ai nostri fratelli. Così per tua intercessione, o Agata buona, possiamo raggiungere quel fine per cui Dio ci creò e ci redense : La beata comunione nel suo regno. Per Cristo nostro Signore. Amen

Sant'Agata, prega per noi.




La commemorazione annuale di sant'Agata ci ha qui radunati perché rendessimo onore a una martire, che è sì antica, ma anche di oggi. Sembra infatti che anche oggi vinca il suo combattimento perché tutti i giorni viene come coronata e decorata di manifestazioni della grazia divina.

Sant'Agata è nata dal Verbo del Dio immortale e dall’unico suo Figlio, morto come uomo per noi. Dice infatti san Giovanni: «A quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio» (Gv 1, 12).

Agata, la nostra santa, che ci ha invitati al religioso banchetto, è la sposa di Cristo. E' la vergine che ha imporporato le sue labbra del sangue dell’Agnello e ha nutrito il suo spirito con la meditazione sulla morte del suo amante divino.

La stola della santa porta i colori del sangue di Cristo, ma anche quelli della verginità. Quella di sant'Agata, così, diviene una testimonianza di una eloquenza inesauribile per tutte le generazioni seguenti.

Sant’Agata è veramente buona, perché essendo di Dio, si trova dalla parte del suo Sposo per renderci partecipi di quel bene, di cui il suo nome porta il valore e il significato: Agata (cioè buona) a noi data in dono dalla stessa sorgente della bontà, Dio.

Infatti cos'è più benefico del sommo bene? E chi potrebbe trovare qualcosa degno di essere maggiormente celebrato con lodi del bene? Ora Agata significa «Buona». La sua bontà corrisponde così bene al nome e alla realtà. Agata, che per le sue magnifiche gesta porta un glorioso nome e nello stesso nome ci fa vedere le gloriose gesta da lei compiute. Agata, ci attrae pensino con il proprio nome, perché tutti volentieri le vadano incontro ed è di insegnamento con il suo esempio, perché tutti, senza sosta, gareggino fra di loro per conseguire il vero bene, che è Dio solo.

22650N Preghiera. Com'è bella la tua palma, o Agata! Ma quanto furono lunghi e crudeli i combattimenti che hai sostenuti per ottenerla! Tu hai vinto preservando la fede e la verginità; ma il tuo sangue arrossò l'arena e le tue ferite testimoniarono agli Angeli il coraggio nel conservarti fedele al Salvatore. Tutta la Chiesa ti saluta oggi, o Vergine e Martire! Ella sa che non la dimentichi mai, e che la tua beatitudine non ti fa indifferente ai suoi bisogni. Sii nostra sorella: e anche nostra madre. Quanti secoli sono trascorsi dal giorno in cui lasciasti il tuo corpo, dopo averlo santificato con la purezza e la sofferenza! ma, ahimé! sempre quaggiù esiste ed esisterà la guerra fra lo spirito e la carne. Assisti i tuoi fratelli, ravvivando nei loro cuori la scintilla di quel sacro fuoco che il mondo e le passioni vorrebbero estinguere.

In questi giorni, in cui ogni cristiano si ritempra nelle acque salutari della compunzione, riaccendi ovunque il timore di Dio, che veglia contro le aggressioni d'una natura corrotta, lo spirito di penitenza che ripara le debolezze colpevoli, l'amore che addolcisce il giogo ed assicura la perseveranza. Ripetute volte il tuo velo verginale, presentato ai torrenti incandescenti della lava che scorrevano lungo i fianchi dell'Etna, ne arrestò il corso sotto gli occhi di tutto il popolo: opponi, e ne sentiamo impellenti il "bisogno" la potenza delle tue innocenti preghiere alla marea di corruzione che dilaga sempre più in mezzo a noi, minacciando d'abbassare i nostri costumi al livello di quelli del paganesimo. Il tempo stringe, o Agata! Viene in soccorso delle nazioni infettate dal veleno d'una letteratura infame; allontana questa coppa velenosa dalle labbra di coloro che non l'hanno ancora toccata; e strappala di mano a quelli che vi hanno già attinta la morte. Risparmiaci l'onta di vedere il trionfo del sensualismo che sta per divorare l'Europa, ed annienta i piani concepiti dall'inferno.

O eroina del cielo, Agata bella,splendi al mio morir propizia stella.

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